Quando una regola diventa un regalo

“Ha solo due anni, ma è già la reginetta di casa! Quando vuole qualcosa urla e piange così tanto che non c’è verso di dirle di no.”

“Volevo dare ai miei figli tutto quello che non ho avuto io da ragazzo, ma non sono mai contenti!”

“Mi sento così in colpa per essermi separata dal suo papà, che sento di dover essere una mamma perfetta e di non dovergli far mancare mai niente”

“Ho così poco tempo da passare con i miei figli, che non ho proprio intenzione di sprecarlo litigando, in quei momenti voglio solo stare bene con loro.”

“Più gli do, e più mi chiede! Mi sento schiacciata.”

“Anche se è ancora un bambino, gli ho comprato volentieri il cellulare perché pensavo che mi avrebbe aiutata a stare tranquilla quando non è con me. Adesso però è sempre attaccato a quei giochini, e quasi non ci parliamo più!”

“Suo padre non fa che viziarla, e a me tocca fare la parte della cattiva che le dà delle regole. Mia figlia mi detesta!”

Il genitore è il mestiere più difficile del mondo.

E’ facilissimo, invece, trovarsi in una situazione simile a queste: siamo partiti con le migliori intenzioni ma un giorno, quasi all’improvviso, ci accorgiamo che le cose a casa nostra non vanno come speravamo: i nostri figli sono scontenti, arrabbiati, disobbedienti, ingrati. Eppure noi abbiamo dato loro tutto quello che potevamo, abbiamo messo i figli al centro del nostro mondo, abbiamo fatto veramente di tutto perché ci volessero bene e fossero contenti! E forse il punto è proprio questo: pur di sentirci amati e di vederli felici, rinunciamo a insegnare loro che esistono anche regole e limiti da rispettare, che è indispensabile fare delle scelte tra tutte le cose che vorremmo, e che la nostra libertà finisce dove inizia quella di qualcun altro. E’ brutto, ingiusto, frustrante tutto ciò? Niente affatto: è il fondamento del vivere insieme, in famiglia come nella società.

Un “No” detto senza sensi di colpa, senza rabbia, senza incertezze: molto spesso è di questo che i nostri figli hanno bisogno da parte nostra! Certo, non possiamo aspettarci che ci ringrazieranno subito per questo, anzi; ma lo faranno diventando adulti responsabili, equilibrati e sicuri di sé.

Da ogni parte, poi, tutti ci raccomandano che ogni “no” va spiegato: verissimo, ma spiegare non significa negoziare. I confini devono essere fermi, chiari e coerenti.

Non cedere di fronte ai pianti, alle urla, alla rabbia sembra un’impresa degna delle fatiche di Ercole: ma se dopo una lacrima o un grido in più facciamo la concessione, cosa imparerà nostro figlio, se non che basta fare sempre più “rumore” per ottenere qualsiasi cosa?

Spesso all’origine dei cosiddetti “capricci” c’è un bisogno importante e profondo, che però non è quello di avere un giocattolo in più o di rientrare mezz’ora più tardi: è quello di capire da noi adulti dove si trova il limite.

Anche un muro, a pensarci bene, è un limite: non possiamo oltrepassarlo né vedere al di là di esso. Ma una casa senza muri sarebbe totalmente inutile e non darebbe nessun riparo, calore e intimità.

Tutte queste idee a volte, soprattutto nei momenti di scoraggiamento, possono sembrarci troppo difficili da mettere in pratica. Parlarne insieme con una psicologa può essere utile.

Ci troviamo intorno a questo tema giovedì 24 ottobre in corso Peschiera 148 alle ore 21. La serata è a cura della dott.ssa Elisabetta Ranghino, psicologa, ed è a ingresso libero. Vi aspetto numerosi!Image

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