Anima in azione

Alzi la mano chi all’idea di andare dallo psicologo associa idee come “movimento”, “creatività”, “spontaneità” e perché no, a volte perfino “divertimento”.
Se la risposta è pochi o nessuno, è perché lo psicodramma è ancora poco noto in Italia.
Io preferisco chiamarlo anima-in-azione, perché è questo il significato originario, etimologico, di un termine che forse nella sensibilità odierna non brilla per fascino e attitudine ad attrarre interesse e curiosità.

 

Ideato negli Stati Uniti nel 1921 da Jacob Levi Moreno, che lo chiamava anche “teatro della spontaneità”, lo psicodramma si è poi evoluto in Europa nei decenni successivi a opera di altri professionisti che si sono ispirati soprattutto al pensiero di Jung, benché questi non abbia mai fatto psicodramma in prima persona. Oggi esistono quindi due correnti nello psicodramma: quella classica o moreniana, e quella analitica o junghiana, in cui io mi riconosco maggiormente.
Lo psicodramma è un metodo che può essere utilizzato come psicoterapia, ma anche come mezzo di espressione, di ricerca personale e artistica, di formazione, supervisione o team-building in contesti professionali e di risoluzione dei conflitti, siano essi tra due membri di una famiglia, tra due colleghi di lavoro o tra due nazioni.

Solitamente lo psicodramma dà il meglio di sé in un gruppo di 6-10 persone, anche se è possibile e comunque potente realizzarlo in terapia individuale o di coppia, oppure in situazioni di gruppi molto più grandi.
L’idea centrale è quella di mettere in scena (una scena raccolta, protetta e priva di spettatori) vissuti, situazioni, episodi di vita appartenenti al passato, al presente o a un immaginato futuro. Le questioni della vita quotidiana, le relazioni con gli altri, le esperienze dell’infanzia, i pensieri, i sentimenti, i sogni, i nodi problematici nello psicodramma vengono affrontati “facendo” anziché “parlando”.
Come nel teatro greco delle origini, un protagonista/eroe interagisce con un gruppo/coro che da un lato lo sostiene, dall’altro vive mediante lui una catarsi dei propri vissuti personali.
Il protagonista, aiutato dagli altri membri del gruppo o solo dal conduttore, assume di volta in volta tutti i ruoli, tutti i punti di vista, pronuncia e ascolta tutte le battute, compie tutti i movimenti, uscendo così da un atteggiamento unilaterale che è spesso alla base delle difficoltà a risolvere conflitti e problemi.

Il passato è riportato in scena alla luce del presente, il presente viene esplorato in tutte le sue sfaccettature per “fare le prove” di un futuro migliore, più libero e autentico.
Il protagonista può esprimere, in modo verbale e non, tutto ciò che nella vita quotidiana per qualche motivo non riesce ad esternare, sintonizzandosi profondamente con i propri bisogni e con le proprie potenzialità, in un contesto sicuro simile ad un sogno lucido, dove è possibile sperimentare qualsiasi cosa “come se” fosse reale senza conseguenze sul piano esteriore, ma solo su quello interiore.
Così, nello psicodramma puoi dialogare con te stess* di 20 anni fa o tra 20 anni, urlare la tua rabbia o il tuo amore, puoi esercitarti a sostenere quel colloquio di lavoro che tanto ti preoccupa oppure a porre fine alla relazione che stai trascinando; puoi salutare una persona cara che non è più con te o rivivere il momento della tua nascita, incontrare te stess* bambin* per curare le sue ferite o attingere alle sue qualità; puoi esplorare sogni notturni, cogliere il loro senso e sfruttarli per capire a fondo ogni parte di te.
Al termine della scena psicodrammatica, i compagni di gruppo comunicano comprensione e accettazione, offrono il loro punto di vista in modo rigorosamente non giudicante, condividono le proprie emozioni ed esperienze personali, cosicché nessuno si senta più solo e incompreso, rinchiuso dentro ad una incomunicabilità che acuisce ogni male della nostra società.

Lo psicodramma non può cambiare il passato ma può aiutarti a fare la pace con esso; lo psicodramma non è un mondo di evasione dalla vita reale, ma ti prepara ad affrontarla.
E parafrasando Gigi Proietti amo dire: viva il teatro dello psicodramma, dove tutto è finto e niente è falso.

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