Elisabetta Ranghino

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aprile 29, 2015

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DALLO PSICOLOGO: PERCHE’ NO? – PARTE 2

11149654_903389926368699_6649022497932148522_oProsegue e termina con questa seconda parte la mia riflessione sui 10 principali pregiudizi contro la figura dello psicologo, ben sintetizzati in questa vignetta firmata dall’ottimo collega Luca Mazzucchelli. (si veda la parte uno qui https://elisabettaranghino.com/2015/04/16/10-pregiudizi-sullo-psicologo-parte-1/)
In effetti nella mia pratica professionale e nella mia vita personale mi sono imbattuta più volte in tutti questi punti, e finalmente voglio provare non solo a sfatarli, ma a farlo cercando di pormi anche dal punto di vista dell’utente.

6- E’ impossibile risolvere problemi concreti solo parlando
“Vi dichiaro marito e moglie”. “La proclamo dottore magistrale in psicologia”. “Dichiaro l’imputato assolto da ogni accusa”. Quante cose concrete si possono fare con le parole!
E’ nell’esperienza di tutti che le parole possono anche creare i problemi: litigi, incomprensioni, insulti, umiliazioni, sono solo parole ma fanno stare male, e accumulandosi generano proprio quel malessere per il quale si cercano i servizi di uno psicologo. Perchè allora le parole non dovrebbero essere in grado anche di risolvere gli stessi problemi?
Raccontarsi cura davvero, perchè aiuta a mettere ordine nella propria storia, a osservare con chiarezza le proprie emozioni, a conoscere se stessi.
Inoltre, non è necessariamente vero che dallo psicologo si parla soltanto: lo psicodramma, la danzaterapia, l’EMDR, il training autogeno sono solo alcuni dei metodi che coinvolgono il corpo allo scopo di riportare il benessere nella psiche.

7- La psicoterapia dura troppo
Dipende. In generale, la maggior parte dei problemi si possono risolvere tanto più velocemente quanto più tempestivamente vengono affrontati.
E’ importante ricordare, però, che bisogni complessi meritano risposte complesse. Un percorso molto breve può – nella migliore delle ipotesi – eliminare un sintomo (una fobia, una dipendenza da sostanze, gli attacchi di panico), ma in presenza di una situazione problematica stabilizzata e radicata, soltanto un percorso terapeutico della durata di mesi o anni potrà essere davvero risolutivo ed evitare il ripresentarsi di sintomi sempre nuovi.
Pensiamo ad una casa con una tubatura che perde acqua: sigillarla con del nastro adesivo è certo facile, ma per mettere la casa al sicuro da nuovi rischi di infiltrazioni e allagamenti sarà necessaria una manutenzione accurata dell’intero sistema idraulico.
E’ facoltà del paziente scegliere quale tipo di soluzione desidera. E’ importante essere consapevoli, però, che i sintomi sono messaggi della nostra psiche da ascoltare e comprendere, non fastidi da eliminare il prima possibile.

8- Lo psicologo costa troppo
Sappiamo tutti fin troppo bene che ci troviamo in una congiuntura storica particolarmente critica dal punto di vista economico a tutti i livelli, dalle casse dello Stato al bilancio della maggior parte delle famiglie. Come risultato, sempre più persone si privano di accesso a un servizio psicologico per comprensibili motivazioni economiche.
Ma chiediamoci alcune cose: per risparmiare soldi siamo davvero disposti a stare male? Il denaro vale forse più di una buona relazione con il nostro coniuge o con i nostri figli? Quanto abbiamo già speso in accertamenti medici, farmaci per dormire e pastiglie per il mal di stomaco, prima di renderci conto che ciò che ci tiene svegli la notte e che “non riusciamo a digerire” ha poco o niente a che fare col nostro corpo e molto o tutto con la nostra psiche?
Purtroppo è anche vero che alcuni colleghi chiedono compensi francamente esosi. Tuttavia, l’onorario può variare moltissimo a seconda del singolo professionista, del tipo di terapia e del contesto in cui si svolge: psicologi giovani (quindi con meno esperienza, ma non necessariamente meno preparazione e capacità) e terapie di gruppo tendono ad avere costi inferiori, mentre strutture sanitarie pubbliche e associazioni no-profit erogano servizi gratuiti o a prezzi simbolici grazie a contributi pubblici o istituzionali.

9- Perchè rivolgermi a uno psicologo quando posso parlare con un amico?
Come abbiamo visto, andare dallo psicologo costa, spaventa, richiede tempo e impegno. E’ comprensibilmente forte, allora, la tentazione di sostituirlo con un buon caffè insieme a quell’amico tanto bravo a capirci, ad ascoltarci e a mantenere i segreti.
Quanto sia rischiosa l’idea di scambiare una cosa con l’altra, lo sa bene qualsiasi donna che da adolescente si sia lasciata convincere almeno una volta a farsi tagliare i capelli nel bagno di casa da quell’amica con la passione per le pettinature (e poi non abbia potuto girare senza cappello per i successivi tre mesi).
Un colloquio psicologico non è “una chiacchierata” come l’ho sentito chiamare tante volte.
Immaginiamo di stare compiendo un lungo viaggio: un caro amico che ci rassicura e ci rallegra è la compagnia ideale per i momenti in cui vogliamo riposarci; ma se vogliamo progredire verso la meta, esplorare posti nuovi e avventurarci nelle sfide della scoperta, abbiamo bisogno di una guida che conosca il luogo e possieda una mappa.

10- Ah sei psicologo? Allora devo stare attento a quello che dico o mi analizzi…
Eccola, la nostra nemesi di sempre, la frase che conosciamo a memoria ma che ogni volta ci esaspera come la prima, come quello scherzo che quel nostro vecchio zio ci fa ogni volta che ci vede da quando abbiamo memoria, e noi ci caschiamo sempre anche se non fa ridere.
Solo una cosa: siamo umani anche noi. Sul serio. Non leggiamo nel pensiero, non siamo macchine della verità, non siamo infallibili.
A volte ci piacerebbe avere i “superpoteri” che ci vengono attribuiti: non per carpire i segreti di semi-sconosciuti a caso quali sono di solito le persone che ci dicono questa “battuta” come prima cosa dopo esserci presentati, ma perchè anche noi litighiamo con le persone a noi più care, fatichiamo a capire le ragioni degli altri, non riusciamo a comunicare, ci arrabbiamo, restiamo disorientati e persi, poi torniamo a fidarci degli altri lentamente e con fatica, spesso andando a nostra volta in terapia da un collega.

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